NO ALL’ARANCIATA SENZA ARANCE !

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All’On. Silvio Berlusconi

Presidente del Consiglio dei Ministri

                                         Palazzo Chigi

  Piazza  Colonna,370                                                                                                 00187 ROMA

f.gagliarducci@governo.it

     

Oggetto: NO ALL’ARANCIATA SENZA ARANCE!

           

  

Sig. Presidente, abbiamo appreso dai quotidiani che si sta tentando di fare passare in Parlamento il recepimento di una norma comunitaria che consente la fabbricazione e commercializzazione di aranciate senza arance e limonate senza limoni.

Un simile tentativo in Parlamento, ai tempi dell’allora Ministro all’Industria Marzano fu fatto, che sfociò nell’accantonamento del recepimento della norma, grazie alla sollevazione dei produttori agricoli e lavoratori del settore, nonché di tutte le organizzazioni interessate.

Già da allora ci si auspicava che una pietra tombale fosse posta sulla questione, ma ancora una volta invece il Parlamento sta affrontando la tematica di una decisione comunitaria, che oggi più di allora si ritiene ingiusta e scellerata.

L’accoglimento di una decisione così cruda e drammatica a scapito del mezzogiorno d’Italia ed in modo particolare per la Sicilia, che si vedrà ulteriormente penalizzata, darà un colpo di spugna alle ripetute affermazioni che abbiamo ascoltato da autorevoli rappresentanti del Governo (che per uscire prima dalla crisi che stiamo attraversando occorre innanzitutto aiutare l’economia reale) le quali hanno creato serie aspettative nel settore agrumicolo già in stato comatoso, e certamente non per responsabilità degli operatori agricoli, ma per precise responsabilità della politica a vari livelli, che ebbe il culmine nel lontano 1996 attraverso quel scellerato accordo euro mediterraneo con il Marocco.

Sig. Presidente, l’adozione da parte del Governo italiano di una norma così penalizzante di un pilastro dell’economia reale del paese, darà una spallata definitiva ai produttori agricoli già sfiduciati e in parte già rassegnati ad abbandonare i propri impianti agricoli, incrementando desertificazione del territorio, disoccupazione e malessere economico generale in modo particolare laddove il volano trainante dell’economia locale è basato sull’agricoltura, in questo modo si darà solo una mano ad aumentare il divario tra il nord e il sud della nazione, e, non solo, non tutelerà la salute dei cittadini.

Signor Presidente, ci si auspica che questo secondo tentativo di far passare una norma così dispregevole, sia l’occasione per il Parlamento Italiano di porre una volta per tutte una pietra tombale sulla questione.

Lentini 02 aprile 2009

 Con Osservanza

Michele Ossino Fisicaro

Produttore agricolo

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